1470, la battaglia di Uras
di Sergio Sailis
546 anni orsono, il 14 aprile
1470, nella piana di Uras, proprio alla periferia del paese “Extollit signa
marchionis exercitus et “Arboream!” proclamat[1]”.
Stava così per avere inizio una cruenta battaglia tra le truppe viceregie di Nicolò
Carroç e le truppe marchionali di Leonardo d’Alagon.
di Sergio Sailis
Dopo un inutile tentativo di
dialogo offerto dal Marchese d’Oristano per il tramite del vescovo di Santa
Giusta, l’iniziativa venne presa da Nicolò Carroç - assistito da Giovanni De
Sena visconte di Sanluri - e dopo aver disposto le truppe, al comando di un
contingente catalano (non si fidava infatti delle truppe sarde a sua
disposizione “porque ya otras veces habían acostumbrado rebelarse malamente")[2]
diede inizio alla battaglia.
Tra i due schieramenti si ebbe inizialmente
un violento scambio di frecce, dardi e proiettili ma le truppe marchionali
riuscirono a respingere questi primi attacchi dopodichè si giunse alle cariche
di cavalleria e al combattimento corpo a corpo e “incredibili facta equitum
peditumque strage[3]”. Nel combattimento rimase
gravemente ferito anche il visconte De Sena, che infatti morì appena qualche
giorno dopo, e perirono molti nobili aragonesi mentre numerosi altri vennero
fatti prigionieri tra i quali Antonio de Erill, Pietro de Castelví, Galcerando
e Guglielmo Torrelles e altri.
L’esercito viceregio venne pertanto
completamente sbaragliato e costretto alla fuga mentre lo stesso Carroç, benchè
ferito, riuscì a salvarsi a stento.
Leonardo approfittò quindi della
favorevole situazione per occupare i castelli di Monreale, Sanluri e dei
territori contermini e pose l’assedio a Cagliari[4].
Si acuiva così, e si complicava ulteriormente,
lo scontro tra il Marchese di Oristano e il vicerè Conte di Quirra. Quella che
prima d’ora era stato un duro conflitto tra potenti feudatari si trasformerà,
come peraltro auspicato dal Carros, in una rivolta contro l’autorità regia con
le implicazioni conseguenti. Rivolta che vedrà insanguinare il suolo sardo
ancora per quasi due lustri e che si concluderà definitivamente con la tragica
battaglia di Macomer del 1478 a seguito della quale, con la sconfitta e la
cattura di Leonardo d’Alagon e dei suoi principali partigiani, verranno spente
le velleità indipendentiste dell’isola. Tra i partigiani dell’Alagon in
quest’ultima battaglia ci sarà anche Giovanni De Sena che combatterà nelle file
marchionali al contrario del padre Antonio che invece, come accennato sopra,
aveva trovato la morte a Uras tra le file viceregie.
Tre giorni dopo lo scontro di
Uras, il 17 aprile a Cagliari, su ordine del Governatore e con l’assenso della
viscontessa, il notaio Giovanni Boy dava pubblica lettura del testamento del visconte
Antonio de Sena dettato il precedente 11 aprile, come d’uso, poco prima della
battaglia. Lasciava alla moglie Caterina una casa e altre proprietà nel
cagliaritano e a Laconi. Alla stessa veniva inoltre affidata la cura delle
figlie Beatrice e Caterina. Alle altre figlie Francina e Salomya lasciava
invece mille libre mentre al figlio Giovanni, nominato erede universale,
lasciava il viscontato di Sanluri e altri diritti nell’incontrada di Trexenta.
Disponeva inoltre che qualora i figli fossero morti senza eredi i suoi beni
andassero al nipote Antonio d’Erill. Curatori testamentari venivano nominati la
moglie Caterina, il figlio Giovanni e la figlia Isabella Montanyans[5].
[1] Proto
ARCA SARDO, De bello et interitu Marchionis Oristanei, (a cura di Maria Teresa
Laneri), Monastir 2003, pag. 20.
[2] Jeronimo
ZURITA, Anales de Aragon - vol. VII - libro XVIII, cap. XXVIII, Edición de
Ángel Canellas López. Edición electrónica de José Javier.
[3] Proto
ARCA SARDO, De bello et interitu Marchionis Oristanei, (a cura di Maria Teresa
Laneri), Monastir 2003, pag. 22.
[4] Sara
CHIRRA, Giovanni II d'Aragona e la partecipazione del Regno di Sardegna e
Corsica nella guerra civile catalana, Tesi di Dottorato, Università degli Studi
di Sassari, Facoltà di lettere e filosofia, Dipartimento di Teorie e Ricerche
dei Sistemi Culturali, Dottorato europeo di ricerca in Antropologia, storia
medioevale, filologia e letterature del Mediterraneo occidentale - Ciclo XX,
Sassari 2005-2006, pag. 229
[5] A.S.C.,
Pergamene, Pergamene laiche, perg. 175r-v. Cfr. trascrizione in Antonio FORCI,
Damus et concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta
(Sardegna meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, pag. 402
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