domenica 31 dicembre 2017

Selegas

 Selegas 1

Immagini della Trexenta ottocentesca: Selegas

SÈLEGAS, villaggio della Sardegna nella provincia e divisione di Cagliari, compreso nel mandamento di Senorbì e nell’antica curatoria di Trecenta, che era parte del regno cagliaritano. La sua posizione geografica è nella latitudine 39" 34' e nella longitudine occidentale di Cagliari 0° 1'.
È situato in una facil pendice sopra due valli, ed è protetto da’ venti di levante, settentrione e ponente-maestro per alcune eminenze, delle quali è più notevole quella che sorge al ponente-maestro, a distanza di circa un miglio, ed è il colle di Guasilla, che sebbene di altezza poco considerevole, pure è notato, perchè superiore alle eminenze circostanti.

Le case comunemente sono ben costrutte, e ve n’ha alcune comode e di bell’aspetto.
Molte strade hanno un solido impietramento, e quasi tutte un marciapiede.
Il clima è piuttosto caldo e sentesi tale nella grande estate, come si poteva supporre per il notato ostacolo de’ terreni più elevati che sono nel semicerchio settentrionale dell’orizzonte.
Vi si patisce poi e non poco della umidità, e non ostante la sua situazione piuttosto levata in paragone dei bassi piani, l’aria nelle stagioni calde è mescolata de’ miasmi che vi trasporta il vento, e principalmente da quelli, che sorgono dalla gran palude, detta Bangiu, la quale trovasi verso il sirocco alla distanza di mezzo miglio.
Non è raro che grandini su questa terra, e talvolta cadono gragnuole grosse più che noci e quasi quanto uova di gallina, come avvenne nel principiante giugno del 1834, onde restarono devastate le messi e le vigne. Siffatte meteore, rarissime nella maggior parte delle regioni sarde, sogliono patirsi in sulla fine della primavera e nel principio dell’autunno.
Il territorio ha piani inclinati più spesso che orizzontali, scarseggia di fonti, di bosco, e di selvaggiume, eccettuate le lepri e qualche volpe.
Scorrono entro il medesimo due rivi nelle due sunnotate valli, provenienti uno dal territorio di Seùni, l’altro, ed è maggiore, dalle fonti di Gesico, i quali si riuniscono agli ultimi termini della pendice, su cui siede il paese, al suo ostro-scirocco in distanza di più d’un miglio presso la strada da esso ad Ortacesus.
Nel paese bevesi dai pozzi un’acqua salmastra e pesante.

Popolazione. Nel censimento della popolazione dell’Isola altre volte indicato si notarono per Selegas anime 816, distribuite in famiglie 182 e contenute in case 159.
Nel rispetto dell’età e del sesso furono poi distinte così:
Sotto i 5 anni maschi 64, femmine 41; da’ 5 a’ 10 mas. 49, femm. 45; da’ 10 a’ 20 mas. 95, femm. 87; da’ 20 a’ 30 mas. 75, femm. 72; da’ 30 a’ 40 mas. 64, femm. 48; da’ 40 a’ 50 mas. 38, femm. 37; da’ 50 a’ 60 mas. 36, femm. 29; da’ 60 a’ 70 mas. 12, femm. 15; da’ 70 agli 80 mas. 5, femm. 4.
Nel rispetto poi della condizione domestica erano distinti:
I maschi in scapoli ammogliati vedovi totale
131, 289, 18, 438.
Le femmine in zitelle maritate vedove totale
203, 134, 41, 378.
I seleghesi sono riputati persone laboriose e pacifiche, ma, come gli altri, poco industri.
La massima parte di essi attendono all’agricoltura, pochi alla pastorizia e più pochi a’ mestieri.
La scuola elementare è frequentata da circa 18 fanciulli, ma sinora ha nulla giovato.
I seleghesi hanno per cura della loro salute un chirurgo.
Le malattie ordinarie sono le infiammazioni toraciche e le febbri periodiche autunnali.

Agricoltura. Il territorio in parte cretaceo, in parte sabbioso, trovasi attissimo per i cereali e per la cultura delle viti.
L’ordinaria seminagione è di starelli 1000 di grano, 200 d’orzo, 350 tra fave e legumi.
La produzione mediocre del grano è del 10, quella dell’orzo del 14, quella delle fave del 15.
Si semina poco di lino, quanto basta per le tele necessarie alle famiglie, occupandosi tutte le donne, quando han finito le altre faccende domestiche, a filare e a tessere.
La coltivazione delle piante ortensi è assai ristretta.
La vigna prospera nella conveniente esposizione che può avere, e la vendemmia produce assai per la consumazione del paese e per bruciarne ad acquavite.
I fruttiferi hanno siti opportunissimi, ma sono poco curati e quindi poco notevole il loro numero.
Deve però farsi eccezione in rispetto agli olivi, de’ quali è un gran numero. È degno di menzione l’oliveto del commendatore Serra.

Pastorizia. L’angustia de’ pascoli non ha permesso che quest’industria si allargasse, quindi il numero de’ capi è ristretto nelle tre specie, porcina, pecorina, e vaccina.
I branchi diversi de’ porci non danno forse un totale di 700 capi; le greggie di pecore possono avere capi non più di 2500; gli armenti delle vacche non numerano forse 100 capi.
Il bestiame manso si computa di buoi per l’agricoltura 60, di cavalli e cavalle 55, di giumenti 160, di porci 70.
Il superfluo del formaggio vendesi fuori del paese. Esso è di mediocre bontà per la male intesa manipolazione.
L’apicultura è negletta, sebbene il clima la favorisca.

Commercio. Le derrate di questo paese si smerciano principalmente in Cagliari. Il prodotto delle vendite forse non sopravanza le 80 mila lire.
Selegas dista da Guasila migl. 2 sotto il ponente, da Ortacesus m. 1 2/3 sopra l’austro, da Suelli m. 1 1/2 sopra il levante. In questo punto trovasi la strada da Cagliari a Nurri, che sarà poi condotta sino a Terranova.

Religione. Questo paese è compreso dentro l’antica diocesi di Dolia, che fu annessa a quella di Cagliari, ed è curato nelle cose religiose da un parroco proprio, che ha il titolo di rettore, ed è assistito da uno o due preti.
La chiesa parrocchiale rimodernata nel 1832 ha per titolare s. Anna. La sola chiesa minore che sia nel paese è denominata da s. Elia. Il camposanto attiguo alla parrocchiale è all’estremità del villaggio.
Selegas era compreso nel feudo del marchesato di Villasor.



1 Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna (a cura di Goffredo CASALIS), vol. XIX, Torino 1849, pagg. 797-800.

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