lunedì 16 maggio 2016

1378, l’ambasciata angioina a Oristano

1378, l’ambasciata angioina a Oristano
di Sergio Sailis
Nei giorni 30 e 31 agosto del 1378 a Oristano era presente un’ambasciata del duca Luigi d’Angiò fratello del re di Francia Carlo V (rimasta famosa, non solo in Sardegna, per la sua conclusione) con il compito di rinnovare gli accordi di alleanza sottoscritti l’anno precedente con Ugone e inoltre per proporre al giudice arborense di suggellare l’alleanza con un matrimonio come si desume dalla procura rilasciata ai delegati Migon de Rochefort e Guillaume Gaian:
"… matrimonium futurum inter dominum Ludovicum, eorumdem dominorum ducis et ducisse filium naturalem et legitimum, unicum et communem, et Benedictam, filiam illustris principis et domini domini Hugonis, judicis Arboree, comitis Gociani et vicecomitis de Basso, nec non etiam ad tractandum, ordinandum, disponendum et concordandum cum dicto domino Hugone, comite et judice Arboree, de dote congrua et competenti filie sue memorate, ejusque dependentiis et circunstanciis, et paciscendum conveniendumque cum eodem de solutione dicte dotis facienda et restitutione ejusdem et aliis predictis. "
(Nell’immagine Ugone mentre riceve l’ambasciata angioina, olio su tela di Giovanni Marghinotti, sec. XIX, Pinacoteca MUS’A - Museo Arte Sassari)
 
La risposta di Ugone – già fortemente irritato per il fatto che i precedenti accordi non erano stati rispettati dai francesi - fu oltremodo piccata e sdegnata accusando il duca di essere un falso e uno spergiuro e bollando la proposta di matrimonio come ridicola. Il piccolo Ludovico infatti aveva all’incirca un anno mentre sua figlia Benedetta era già in età maritale “nam ejus filia est jam ad annos nubiles deducta, et filius dicti domini ducis est anniculus”. Aggiunse inoltre “quod habet guerram de facto, et non in verbis, cum Cathalanis, publicis inimicis suis, et jam per spatium quatuordecim annorum et ultra dictam guerram sine adjutorio alicujus persone de mundo fecit” con espresso riferimento quindi al fatto che ormai da quattordici anni stava conducendo una guerra contro i catalani facendo riferimento solo sui propri mezzi e senza altri aiuti esterni e soprattutto che la guerra la faceva con i fatti e non con le parole. In conclusione i malcapitati e increduli ambasciatori inoltre, in spregio alle normali regole di comportamento diplomatico, si videro intimare di lasciare i territori del Giudice entro lo stesso giorno “dixit dictis ambaxiatoribus quod caperent suam galeam, et quod per totam dictam diem recederent de terra dicti domini judicis, innominiose commeatum eisdem dando”.
Ebbe così fine, peraltro senza essere mai materialmente iniziata, un’alleanza che probabilmente avrebbe potuto avere conseguenze molto diverse per la storia sarda.


 

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