giovedì 1 ottobre 2015

Dispute tra feudatari catalano-aragonesi e clero sardo

Dispute tra feudatari catalano-aragonesi e clero sardo
di Sergio Sailis



Contenzioso tra Guillelmus de Lauro (Guillem Desllor) e Francesco, Vescovo di Dolia, per un salto di Barrali in A.C.A.
L’organizzazione feudale introdotta dai catalano-aragonesi nel Regno di Sardegna e la polverizzazione in tanti piccoli feudi del territorio sardo, provocò da subito delle situazioni di attrito tra ufficiali regi e feudatari, tra gli stessi feudatari e tra questi e le popolazioni locali; tali contrasti erano spesso dovuti a contese sui confini (che non tenevano conto della precedente ripartizione distrettuale) ed erano alimentati da violenze e soprusi che spesso causarono l’allontanamento di uomini dalle località infeudate per trasferirsi in città o in altri feudi.
Episodi di sopraffazione coinvolsero anche gli enti ecclesiastici tanto che l’arcivescovo di Cagliari, il vescovo di Suelli e quello di Dolia si videro costretti in più occasioni a rivolgersi ad Alfonso ed al Papa affinché venissero riconosciuti e tutelati i propri diritti come era espressamente previsto nei capitoli dell’infeudazione dell’isola.

Alcune delle contese sorte riguardavano i feudi posseduti da Guillem Desllor: la metà della villa di Quarto Josso, che l’arcivescovo di Cagliari asseriva essere di sua proprietà, assieme ad altre ville, sulla base di una donazione del Giudice Torchitorio, e la villa trexentese di Barrali (Barrala), di cui, secondo il vescovo doliense Francesco, il Desllor aveva occupato un salto, da tempo immemore proprietà della Diocesi, inviando dei cavalieri armati (fra i quali un certo Pere Desllor, probabile suo stretto parente, e Pere de Subirats) presso la villa di Dolia a interrogare e minacciare alcuni suoi familiari.

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