giovedì 11 dicembre 2014

San Salvatore di Bangiu de Aliri (Guasila)

San Salvatore di Bangiu de Aliri (Guasila)
di Sergio Sailis
Da tempo immemore i guasilesi festeggiano sentitamente N.S. d’Itria per cui il lunedì successivo alla Pentecoste si recano in solenne processione da Guasila alla località di “Bangiu” per portarvi la statua della Madonna; in questa località viene celebrata la messa in onore della santa (sino a non tanto tempo fa venivano organizzati anche balli, canti e pranzi all’aperto ma oggi questo aspetto laico sta via via cadendo in disuso) e i festeggiamenti si concludono il giorno successivo con il rientro del simulacro a Guasila dove viene custodito nella parrocchiale.
La chiesa campestre di “Bangiu” è quanto ci rimane del villaggio medioevale di Bangiu de Aliri  (forma probabilmente più corretta rispetto a Bangiu de Arili presente in molti documenti tra cui quello di cui appresso) il cui territorio dopo l’abbandono del centro abitato verso la fine del XIV sec. (secondo la tradizione dovuta a “sa musca maccedda” ma in effetti da imputarsi a carestie, pestilenze e soprattutto alla guerra tra l’Aragona e l’Arborea) venne incorporato dalla confinante Guasila.
Tra i documenti custoditi nell’Archivio della Corona d’Aragona a Barcellona ne esiste uno che ci informa come la parrocchiale di Bangiu de Aliri , altrimenti ignota, fosse intitolata a San Salvatore:

 
 


estratto documento ascrivibile al 1348-1350 A.C.A.

"Item ecclesiam Santi Salvatori de Bancho de Arili - XXV libres”; ossia che la rendita da sottoporre a tassazione per le decime della chiesa di San Salvatore di Bangiu ammontava a 25 libbre. Da altri documenti coevi sappiamo che il rettore della chiesa all’epoca era il presbitero Symone de Acra.

Si tratta della prima attestazione scritta sull’intitolazione della chiesa del villaggio e purtroppo non sappiamo se questa di San Salvatore sia la medesima di N.S. d’Itria che oggi conosciamo (con il cambiamento dell’intitolazione avvenuto nel corso dei secoli come a volte accadeva specialmente con quelle dedicate alla Vergine d’Itria) oppure fosse un’altra chiesa della quale attualmente non rimane traccia neanche a livello toponomastico.
Chiesa di N.S. d'Itria - Bangiu de Aliri (Guasila)
La leggenda ci narra di antiche contese tra i guasilesi e gli abitanti di Samatzai relativamente al possesso della statua della Vergine che veniva da loro ripetutamente sottratta ma puntualmente e misteriosamente ritornava autonomamente al suo posto sino allo scoraggiamento e alla definitiva rinuncia da parte dei samatzesi.
Come in moltissimi altri casi riscontrati in Sardegna la tradizione di queste controversie relative al possesso delle statue dei santi e delle chiese campestri altro non sono che gli echi di antiche e mascherate dispute di confine tra villaggi confinanti. Nel caso specifico sia i samatzesi che i guasilesi intendevano appropriarsi e sfruttare economicamente i terreni dell’ormai spopolato villaggio di Bangiu; alla fine ebbero la meglio i guasilesi che, per affermare e consolidare l’appartenenza della chiesa (e sopratutto dei territori circostanti) alla loro comunità, finirono per organizzare periodicamente la festa e la processione che ancor oggi si tiene annualmente.
Tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo infatti a seguito di un periodo turbolento causato dalle continue guerre tra Aragona e Arborea, Samatzai, o meglio i feudatari che possedevano Samatzai, erano già entrati in possesso dell’ormai spopolato (almeno dal 1432) villaggio trexentese di Aliri che distava da Bangiu (anch’esso spopolatosi più o meno nello stesso periodo) appena un km in linea d’aria.
 

Il villaggio di Aliri era infatti situato ai piedi della collina nota come “su Pranu ‘e Obiri” nel versante meridionale ossia quello opposto a “Bangiu” e più precisamente dove oggi sorge la chiesetta campestre dedicata a San Pietro recentemente ricostruita ad opera dei samatzesi che anche loro festeggiano in modo analogo a quanto si fa a Guasila con N.S. d’Itria. 

 

Chiesa di San Pietro - Aliri (Samatzai)

Mentre però Bangiu de Aliri anche dopo il dominio pisano rimase unita al resto della Trexenta (che nel 1421 venne concessa a Giacomo de Besora) gli eventi storici portarono invece Aliri a seguire definitivamente le sorti di Samatzai alla quale venne aggregato il suo territorio.

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