venerdì 30 agosto 2013

Diego Zapata signore di Ortacesus

Diego Zapata signore di Ortacesus
di Antonio Forci*
 
Diego Zapata discendeva da antica famiglia aragonese legata agli ambienti di corte sin dalla prima metà del secolo XII[1]. Secondo alcuni autori, tra cui l’erudito Gregorio Garcia Ciprés, noto genealogista e araldista vissuto a cavallo dei secoli XIX-XX, gli Zapata sarebbero originari del paese di Uncastillo (Saragozza). Alcuni membri del casato, per essersi segnalati nelle guerre di Reconquista al seguito dei re d’Aragona, furono premiati con feudi a Calatayud e nel regno di Valenza[2]; altri ancora, nel corso della seconda metà del secolo XIV, si trasferirono in Castiglia[3]. Si formarono così rami distinti per quanto discendenti da un ceppo comune, riflessi nella varietà dei blasoni riconducibili al casato. Ne diamo alcuni: di rosso con cinque scarpe (zapatos) d’argento scaccate d’oro e di nero ai margini; di rosso con tre scarpe d’argento scaccate d’oro e d’argento ai margini e bordura di rosso caricata di otto scudetti d’oro con banda nera; di rosso con tre o cinque scarpe scaccate d’oro e di nero e bordura identica alla precedente; d’argento con tre scarpe di nero poste in triangolo maggiore e bordura di verde caricata di otto scudetti d’oro con banda rossa[4].

I discendenti del ramo di Valenza furono successivamente signori di Provencio, del Real, di Pedralba e Monserrat, ottenendo dal re Filippo II il titolo di Conti del Real.
Dal ramo di Calatayud discendono illustri personaggi quali Giovanni Zapata, justicia d’Aragona nell’anno 1289, padre di quel Miguel Pérez Zapata signore di Cadrete († c. 1358), che fu valente capitano sotto i re Alfonso IV e Pietro IV.
Nonostante molti autori abbiano trattato degli Zapata in opere di genealogia e araldica non vi sono riferimenti a questo Diego della prima metà del secolo XIV, per cui non è possibile stabilire una parentela col citato Miguel Pérez Zapata (†c. 1358), elencato dallo Zurita tra i partecipanti alla spedizione per la conquista della Sardegna assieme al figlio Rodrigo[5]. Le uniche notizie desumibili dalla letteratura danno Diego Zapata discendente dal ramo valenzano della famiglia, senza che si possa appurare l’esistenza o meno di un legame genealogico con i successivi Zapata residenti, da nobili, nel castello di Cagliari e che tanta parte ebbero nella storia cittadina del secolo XVI[6].
Tuttavia il nome Diego non è di origine valenzana essendo documentato per la prima volta da quel ramo degli Zapata che, fin dal secolo XII, si muove nell’areale circostante la città di Calahorra (La Rioja Baja), zona cuscinetto tra la Navarra e la Castiglia, prossima ai confini settentrionali dell’Aragona[7].
Nella cosiddetta ‘Guerra de los dos Pedros’ che oppose i re Pietro IV d’Aragona e Pietro I di Castiglia (1356-1369), un cavaliere di nome Diego Zapata figura alcaide del castello aragonese di Los Fayos (Saragozza)[8] quando l’omonimo giunto in Sardegna nel 1323 era già morto da diversi anni.
Per definire la condizione sociale di questo lignaggio in epoca basso medievale sono stati utilizzati a seconda degli autori una varietà di termini quali bassa nobiltà, aristocrazia locale, cavalieri locali. A quest’ultima categoria sembrerebbe appartenere il Diego Zapata che seguì l’infante Alfonso nella spedizione di conquista della Sardegna e che compare nei registri di cancelleria della serie Sardiniae col titolo di miles[9].
In ricompensa dei servigi prestati alla Corona detto infante gli concesse in feudo secondo il costume d’Italia e col servizio di due cavalli armati 4.000 soldi di genovini annui sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna, riservando per sé il mero imperio, il laudemio, la fatica di trenta giorni e il diritto di appello da parte degli abitanti. Contemporaneamento affidò a Pere de Llibià e Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi nell’isola, il compito di individuare la villa o le ville da assegnargli in feudo, le cui rendite non eccedessero i 4000 soldi annui[10]. A questa donazione fece seguito l’investitura delle ville di Ortacesus e Quirra, site rispettivamente nelle curatorie di Trexenta e Sarrabus[11].
Dopo il secondo trattato di pace stipulato tra Aragona e Pisa (25 aprile 1326)[12] Diego Zapata perse la sua villa di Ortacesus a vantaggio del comune toscano, essendogli riconosciuto il diritto a rientrarne in possesso qualora la Corona l’avesse in qualche modo recuperata[13].
Nel corso della sua breve esperienza di feudatario del regno di Sardegna entrò in contrasto col castellano di Quirra al quale non forniva quanto avrebbe dovuto per il mantenimento del castello[14] e risulta deceduto alla data del 10 marzo 1332 quando il re Alfonso IV ingiunse al suo erede (non nominato) di prestare il servizio militare nella guerra contro i genovesi con un cavallo armato e uno alforrato[15].
Da fonte letteraria apprendiamo che gli succedette il figlio Garcia, il cui nome, come quello del padre, è ben attestato tra gli Zapata del ramo riojano. Garcia Zapata morì pochi anni dopo il padre e i suoi discendenti non riuscirono a conservare il feudo che passò sotto il controllo del conte di Quirra[16].

* Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio 2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.
 


[1] Cfr. Endika DE MOGROBEJO (ed.), Diccionario hispanoamericano de heráldica, onomástica y genealogía, vol. XIV, Editorial Mogrobejo-Zabala, Bilbao 1999, s.v. Zapata; Gran Enciclopedia Aragonesa, Zaragoza, 2000 (II ediz.), vol. XVI, s.v. Zapata, linaje de los.
[2] Cfr. Gregorio GARCÍA CIPRÉS, Datos curiosos para la historia del apellido Zapata, in “Linajes de Aragón”, VII, 4, 1916, pp. 73-78; Onofre ESQUERDO, Nobiliario valenciano cit., tomo I, pp. 253-274; José HINOJOSA MONTALVO, Diccionario de historia medieval del Reino de Valencia, tomo IV, Valencia, 2002, s. v. Zapata, pp. 457-459.
[3] Cfr. Alonso LOPEZ DE HARO, Nobiliario genealogico de los reyes i titulos de España, parte segunda, Madrid, 1622, pp. 220-228.
[4] Cfr. Alonso LOPEZ DE HARO, Nobiliario genealogico de los reyes i titulos de España, parte segunda, Madrid 1622, pp. 220-228; Gregorio GARCÍA CIPRÉS, Datos curiosos para la historia del apellido Zapata, in “Linajes de Aragón”, VII, 4, 1916, pp. 73-78; GEA, s.v. Zapata, linaje de los; Endika DE MOGROBEJO (ed.), Diccionario hispanoamericano de heráldica, onomástica y genealogía, vol. XIV, s.v. Zapata.
[5] Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VI, cap. XLIII.
[6] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, cit, vol. II, pp. 420-421.
[7] Cfr. Tomás SAENZ DE HARO, Los Zapata (1148-1340). Un ejemplo de aristocrazia local en la Rioja Baja durante la edad media, in José Ignacio DE LA IGLESIA DUARTE (coord.). Los espacios de poder en la España medieval, XII semana de Estudios Medievales (Nájera, 30 de julio al 3 de agosto de 2001), Instituto de Estudios Riojanos, Logroño, 2002, pp. 556, 569, 573-574.
[8] Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro IX, cap. X.
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 403, f. 116r (1327 luglio 27, Morella).
[10] ACA, Real Cancillería, reg. 398, f. 119v-121r (1325 aprile 16, Valenza).
[11] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420.
[12] Cfr. Pasquale TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae cit., tomo I, Parte seconda, sec. XIV, doc. XXXII, pp. 677-681; ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 205r-212r.
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 403, f. 110v-111v (1327 luglio 23, Morella).
[14] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420; Id., Dizionario delle famiglie nobili della Sardegna, Edizioni della Torre, Cagliari, 2009, vol. 2 (N-Z), p. 356, s. v. Zapata.
[15] ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 94r.
[16] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420; Id., Dizionario delle famiglie nobili, op. cit, vol. 2 (N-Z), p. 356, s. v. Zapata.

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