martedì 15 maggio 2012

VILLA CAMPO (Senorbì)


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VILLA CAMPO 
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Campu, Campo 

Localizzazione geografica:

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I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000 

L’esatta ubicazione di questo villaggio è incerta anche se, comparando alcuni documenti, possiamo circoscrivere la zona e ipotizzare che fosse situato in prossimità degli attuali limiti territoriali tra Ortacesus e Senorbì. Probabilmente è da localizzare in località “Santa Uria” a circa 1,5 km a sud sud ovest di Senorbì o, come proposto dal Forci, nella non lontana (circa 1 km) zona di “Campioni” situato circa 500 m. dalla periferia ovest di Senorbì nei cui pressi venne ritrovata la tomba di un guerriero nuragico; in questa località infatti il Taramelli riportò la notizia del ritrovamento di una tomba a fossa di epoca nuragica nella quale si rinvennero i resti di 5 lamine in bronzo probabilmente attribuibili ad una corazza ed i frammenti di una spada che, per le sue dimensioni e caratteristiche, ipotizzò fosse ad uso votivo. 

Le località sopra menzionate si trovano proprio al centro di quella che oggi, grazie ai lavori di bonifica, è diventata una fertile pianura ma che sino a circa mezzo secolo fa era fortemente soggetta al fenomeno dell’ impaludamento per effetto dei numerosi corsi d’acqua che l’attraversano (Gora Barasi, Canale S’Arrole, Riu S.Uria ecc.) che dopo qualche km si riversano nel Riu Mannu.

Del centro abitato non rimane più alcuna traccia evidente. 

Villacampo confinava con Simieri, Senorbì, Aluda, Bangiu Donnico e Ortacesus. 

Per raggiungere il sito, dalla S.S. 128 in direzione Senorbì si svolta a sinistra sulla S.P. 41 in direzione Ortacesus la si percorre per circa 1,8 km e raggiunto il ponte di Tuvoi, anziché proseguire verso Ortacesus, si percorre la strada campestre che porta a Senorbì per circa 300 metri sino a raggiungere un bivio dove si prende la strada a destra che si percorre per ulteriori 500 m. circa. Il sito in esame è a circa 500 m. dalla stradina sulla destra. 

Notizie e documenti storici:
La villa viene menzionata nelle famose carte volgari campidanesi edite dal SOLMI dove ritroviamo che verso il 1150 il Vescovo di Suelli, Pietro Macis, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal giudice Costantino-Salusio dà forma pubblica alle donazioni di servi, compiute da Torbeno di Serra a favore di S. Giorgio di Suelli:

« Et posit a sanctu Jorgi Arççocu de Lacon, filiu de donnu Gunnari, unu serbu a Mariani Contu, filiu de Petru Contu, a serbu de cadadie, et Sardinia sa neta posit a sanctu Jorgi a Mariani Manca, filiu de Petru de Campu, et posit illu a serbu de cadadie ».

Nella carta XIV datata 7 novembre 1215 il vescovo Torchitorio di Suelli, sempre dopo aver ottenuto l’ autorizzazione dal giudice Torchitorio de Unali, dà forma pubblica di altri atti di donazione, compera, permuta e transazione, compiuti a vantaggio della sua chiesa e tra i testimoni di una donazione fatta da “donna Muscu de Serra” compare un certo donnu Cumida de Unali de bilia de Campu. 

Successivamente, nella cosiddetta “donazione della Trexenta”, viene citata tra le ville donate da Torchitorio a suo figlio Salusio ed esattamente tra “villa de Aluda” e quella di “Baxo de Onigo” non vengono però citati i confini essendo il villaggio situato all’interno della Curatoria. 

Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari, avvenuta nel 1257-58, un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia il quale era anche Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano II di Bas che nel testamento nominò il Comune di Pisa erede universale per i possedimenti extra giudicali. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, e i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono acquisiti dal comune pisano nel 1307.

A seguito della suddetta acquisizione il comune di Pisa amministrò direttamente i territori della Trexenta, sicuramente dal 1313, nominando dei rettori e dei funzionari, e procedette a periodici censimenti fiscali denominati “Composizioni”. Per quanto riguarda le remunerazioni del personale impiegato per l’amministrazione delle Curatorie di Gippi e Trexenta nel 1330 troviamo un riscontro diretto in un documento pubblicato da Baudi di Vesme. 

Dalla “Composizione“ pisana del 1320-1322 possiamo dedurre che “Villacampo” doveva essere già disabitata in quanto non viene menzionata tra le ville soggette a contribuzione. 

Nel 1359 il comune toscano fece redigere un’altra composizione, fortunatamente più ricca di particolari rispetto alla precedente, e da questo documento possiamo rilevare che il villaggio in esame, ormai distrutto e disabitato, viene citato tra i terreni concessi in godimento alla “villa” di Senorbì dietro corresponsione di 10 libbre. Con questa concessione probabilmente Pisa cercava evidentemente di ottimizzare le entrate in quanto in precedenza il territorio di Villacampo era in godimento agli abitanti della limitrofa “Bangiu Donico”.:
“Et est unus et integer saltus territorii ville olim dicte de Campo que est destructa et inhabitata qui saltus est situs in curatoria de Tregenda intus villam Bagni Donici et Sinorbi, cuius saltus olim ville de Campo est suprascripti pisani Comunis et ipsi pertinet pleno jure qui saltus semper scribebatur inter scripturas Bagni Donici nunc vero est scriptus intus scripturas ville Sinorbi. Pro cuius vero territorii saltus pensione homines suprascripte ville Sinorbi debent dare et solvere suprascripto Comuni pisano seu suprascripto camerario recipienti suprascripto modo singulo anno in kalendis septembris libras decem dicte monete.”  

Successivamente il 12 ottobre 1416 il salto della “villa” viene concesso in feudo, senza però espliciti obblighi di ripopolamento, a Bartolomeo Pino unitamente alle altre ville spopolate di Barrala (Parte Olla) e Donigalalba (Trexenta):
“ … villas (vocatam) depopulatas de Barrala (depopulatam) sitam in capite Callari in encontrata de Parte Volla et (quoddam saltum vocatum de Villa de Campo) villam vocatam Donicalalba sitam in curatoria dela Tregenta nec non et quendam saltum vocatum de Villa de Campo situatum in dicta curatoria dela Tregenta presentis insule Sardinie …”. 

Dopo la definitiva sconfitta arborense del 30 giugno 1409 la Trexenta viene amministrata direttamente da funzionari regi sino al 1421 allorchè la Trexenta venne concessa a Giacomo De Besora che ebbe riconfermata l’infeudazione il 31 luglio 1434. 

Luoghi di culto

Non sono noti edifici di culto anche se nella zona è attestato l’agiotoponimo “Santa Uria” e “Sa tanca de S’Uria” oltre che l’omonimo ruscello situati nei pressi dell’azienda agricola “Aresu” in agro di Senorbì. 

Sergio Sailis

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