mercoledì 2 novembre 2011

CIXI (Suelli)

(cliccare sull'immagine per ingrandire)

CIXI 
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Sigii, Sitgi 

Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000 

Il villaggio sorgeva circa 900 metri a sud ovest di Suelli su un pianoro che proprio in quel punto degrada bruscamente nella valle del Rio Cixi.

La zona risulta frequentata sin dal periodo pre-nuragico infatti poco distante a circa 1,5 km a sud ovest, in località “Turriga” in agro di Selegas, è stata rinvenuta la famosa statuetta della dea madre erroneamente citata in letteratura come proveniente da Senorbì.

Interno del pozzo nuragico di Cixi
Attualmente parte della zona in cui sorgeva il villaggio medioevale è adibita a parco comunale dove si possono ammirare degli splendidi ulivi secolari. Dell’antico insediamento ci rimane una chiesa, intitolata all’Assunta ma comunemente nota come SS. Cosma e Damiano, che venne realizzata probabilmente sui resti di un nuraghe; poco distante dallo stessa, a circa 70 metri, è presente un pozzo nuragico, già citato dal Taramelli agli inizi del ‘900, del quale si era persa l’esatta ubicazione ma che è venuto nuovamente alla luce in tempi recenti a seguito di lavori per l’adduzione della rete idrica agli edifici di servizio al parco.
Ulivo secolare del parco di Cixi
Nelle vicinanze esistono diversi altri nuraghi tra i quali “Sa Corona” o “Corona Salis” in agro di Selegas, un altro in località Turriga ed un insediamento nuragico, frequentato successivamente anche in epoca romana, è segnalato anche in località “Ruina Lai”.
Cixi confinava con Suelli, Sisini, Segolay, Simieri, Arcu



Per raggiungere il sito all’interno di Suelli dalla S.P. 37 si prende la strada posta proprio dietro la chiesa del Carmine, la si percorre per circa 70 m. dopodiché si arriva ad una biforcazione; si prende la strada sulla sinistra e la si percorre per circa 700 m. sino ad arrivare all’ingresso del parco comunale dei SS. Cosma e Damiano nel quale insiste la chiesa dell’Assunta. 

Notizie e documenti storici:

Il villaggio di Cixi (o Sitgi) pur essendosi spopolato abbastanza precocemente lo troviamo menzionato in diversi documenti in quanto, come vedremo appresso, venne donato al vescovato di Suelli dai Giudici di Cagliari; a seguito di questa donazione, in epoca aragonese e forse ancora prima in epoca pisana, nacque una vertenza giudiziaria per il possesso dei territori che si protrasse sino al XV sec. e che si concluse con la reintegrazione dei diritti vantati dal suddetto vescovato.
La prima attestazione dovrebbe essere del 1215 in un documento, pubblicato dal Solmi nelle cosiddette “Carte volgari campidanesi”; in particolare nella Carta XIII del 6 novembre 1215, Torchitorio, vescovo di Suelli, dà forma pubblica di alcuni atti di donazione, vendita, permuta o transazione, compiuti a vantaggio della sua chiesa dopo averne ottenuta l'autorizzazione dal giudice Barisone - Torchitorio IV di Unali come era d’uso a quei tempi. Tra le varie transazioni presenti nel documento c’è quella di un personaggio di alto lignaggio, tale donna Preziosa, la quale cede alla chiesa di San Giorgio i suoi possedimenti nella “villa” e come testimoni vengono citati altri due personaggi di Cixi.
Il villaggio viene poi menzionato nella Carta XIV del 7 novembre 1215, nella quale, sempre il vescovo Torchitorio di Suelli, dà forma pubblica ad altri atti di donazione, compera, permuta e transazione, compiuti a vantaggio della sua chiesa tra i quali quella di donna Muscu de Serra, altra donna di alto lignaggio, che cede anch’essa i suoi beni posseduti nella villa.
Il documento forse più importante è però la Carta XVIII del 20 aprile 1217, nella quale il giudice Torchitorio di Cagliari, tra le altre cose, conferma ed aumenta, a favore di S. Giorgio, i diritti immunitari sulle ville di Suelli e di Sigii.
Secondo il Solmi con la cessione della villa al vescovado di Suelli venne concessa anche l’esenzione finanziaria e giurisdizionale sul villaggio.
La “villa” è altresì menzionata nella cosiddetta “Donazione della Trexenta” che ne elenca in parte i confini orientali del suo “saltus” così come di seguito riportato:
“… et posc' innj calat deretu a su eriu et in deretu de ssu nuraki Flacu. Et innj, lassadu su saltu de Sisini, etcomensat su saltu de ssa villa de Sigi de Trexenta, de nuraki Flacu e, riu a josso, fisc' a bau de Canasturza, que calat sa bia de Suellj et de Callaris. Et da jnnj, lassadu su saltu dessa villa de Sigi, etcomensat su saltu dessa villa de Segolaj dessa incontrada de Trexenta cum Suelli … ”.
Le sorti del villaggio dopo questa data non sono note per via della cronica mancanza di documentazione specifica. Possiamo però dedurre che venne abbandonato, ed il suo territorio incorporato dalla confinante Suelli, tra il 1219 ed il 1320-1322 in quanto non era presente tra i villaggi citati nella “composizione” pisana realizzata in quegli anni né in quella successiva realizzata nel 1359.
Infatti dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuta nel 1257-58 un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia che rivestiva anche la carica di Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, e i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono acquisiti dal comune pisano nel 1307.
A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta, nominando dei rettori e dei funzionari, procedendo a periodici censimenti fiscali denominati appunto “Composizioni”.
Successivamente dopo l’invasione dei catalano-aragonesi del 1323 e la conseguente pace del 25 aprile 1326 tra Pisa e la Corona d’Aragona la curatoria della Trexenta e quella di Gippi passarono nuovamente in feudo al Comune Pisano che riprese ad amministrarle mediante propri funzionari. 
Nel 1365, dopo un periodo di stasi, la guerra tra Arborea e Aragona si riacutizza e le truppe del giudice Mariano IV d’Arborea invadono i territori aragonesi del Regno di Sardegna e quindi anche la Trexenta; il 18 ottobre 1365 il vicario del comune pisano in Trexenta, Filippo della Scala, viene impiccato dagli arborensi durante l’assedio del castello di Sanluri. Con questo episodio ha probabilmente fine la storia dei possedimenti pisani in Sardegna dopo alcuni secoli di dominazione più o meno diretta.
Dopo la sconfitta arborense a Sanluri del 30 giugno 1409 la curatoria trexentese venne amministrata direttamente dalla Corona d’Aragona anche se dalla documentazione non è ben chiaro quando effettivamente cessò il possesso da parte degli arborensi e quando gli aragonesi ripresero il controllo del territorio. Sappiamo comunque che la Trexenta il 10 febbraio 1421 venne concessa per meriti militari al catalano Giacomo de Besora e che tale concessione venne successivamente rinnovata in data 31 luglio 1434.
Il territorio dell’ormai spopolata Cixi (nonché quello della villa di Simieri) nel frattempo era stato incorporato dalla confinante villa di Suelli che era stata concessa al vescovo suellense.
I primi contrasti tra il Vescovo di Suelli e gli aragonesi si ebbero ancor prima dell’infeudazione della Trexenta a Giacomo de Besora ma con questi si acutizzarono in quanto, benché la villa di Suelli e conseguenti pertinenze non gli fosse stata concessa in feudo come il resto della Trexenta, era entrato a mano armata nei territori del villaggio rivendicandone il possesso e alterandone i confini tanto da essere scomunicato.
Le rivendicazioni dei feudatari iberici continuarono anche con gli eredi del De Besora. Infatti suo genero Pietro De Sena fu anch’esso scomunicato per aver compiuto danneggiamenti nei territori di Suelli e relative pertinenze.
Il procuratore reale in data 2 maggio 1419 dopo essersi in un primo momento opposto alla sentenza del Governatore di Cagliari e Gallura, favorevole al vescovo di Suelli Gerardo, rinuncia ad ogni appello e in data 6 maggio ordina all’ufficiale della Trexenta di non molestare  il vescovo per il possesso della villa di Simieri.
In un documento redatto da un regio notaio datato 18 maggio 1419 vengono trascritte le sentenze relativa alla causa in corso. 
Il 13 giugno 1444 re Alfonso V emana un decreto per rimettere in possesso del feudo Giovanni Matteo, arcivescovo di Cagliari e vescovo dell’unita diocesi di Suelli e altrettanto dovette fare qualche anno dopo re Giovanni in favore dell’arcivescovo Ludovico.
La vicenda giudiziaria però non si conclude ancora e ne ritroviamo gli echi in un altro documento di epoca aragonese datato 15 aprile 1455. Si tratta della definizione dei limiti territoriali a seguito della causa intentata ai feudatari, Pietro De Sena e Aldonsa de Besora (per conto dei propri figli tra i quali Marchesia maritata con il De Sena) dall’Arcivescovato di Cagliari (che nel frattempo aveva incorporato il Vescovato di Suelli) per il possesso delle ville di Cixi e Simieri. In questo documento vengono inoltre specificati anche i confini della villa:
“… Lo salt de (Sigi) Sixi comensa del capigellu de rohines de olari dret a pradais e torrasi a fontana de donigellu e torrat a forru e calasi a petra de frahilis e dacundi si vadi ad orruhinas de sali e calasi per isu vaco de moronu e calasi at su nurasolu qui est supra nuragi de flacu e incurbasi a su bau de caoru de Sihuni …”
La lite continuò sino al 22 ottobre 1474 con una nuova carta sempre del re Giovanni a favore del vescovo. 

Edifici di culto:

Facciata della chiesa della Vergine Assunta più
comunemente nota dei SS. Cosma e Damiano
Verso la metà dell’800 l’Angius descrive il sito nel seguente modo: “… Nella campagna, alla distanza di cinque minuti verso l’austro, trovasi una chiesetta dedicata alla Vergine Assunta, dove si fanno solenni offici nel proprio giorno …”.
Del villaggio ci rimane la chiesa intitolata alla Vergine Assunta nella quale, dai primi anni dell’800, il 24 e 25 settembre si festeggiano anche i SS. Cosma e Damiano. A questi santi in precedenza era intitolata la chiesa del villaggio di Sarasi situato circa 4 km a ovest la quale, pur essendo di proprietà di Suelli, era amministrativamente in territorio dell’odierno comune di Siurgus Donigala. Alcuni contrasti e liti tra suellesi e gli abitanti di Siurgus, sfociati anche in fatti di sangue, avvenuti durante i festeggiamenti che si tenevano in quest’ultima chiesa resero necessario lo spostamento dei festeggiamenti nella chiesa attuale.
L’impianto attuale, a navata unica tripartita da archi ogivali, nel corso del tempo è stato oggetto di numerosi interventi di consolidamento (che necessitano ancora oggi) anche con la realizzazione di contrafforti laterali resisi necessari da numerose incrinature e fessurazioni dovute alla scarsa qualità delle fondazioni.
Infatti l’attuale struttura, risalente probabilmente alla fine del XV sec. inizi del XVI sec. quasi sicuramente su un impianto preesistente, venne realizzato su un nuraghe e pertanto le fondamenta hanno scarsa coesione tant’è che abbiamo notizia di lavori di ristrutturazione di una certa importanza sin dal 1483. L’arcivescovo di Cagliari Gabriel Serra, tramite il proprio vicario generale Ioannes Fortesa, in data 18 giugno 1483 nell’invitare i fedeli a compiere opera di carità ordina agli ecclesiastici dell'arcivescovado di Cagliari di pubblicare una lettera con la quale richiede di raccogliere elemosine per i lavori di ristrutturazione della chiesa della Beata Vergine Maria di Cixi in Suelli; tali elemosine venivano ricompensate con 40 giorni di indulgenza. Non sappiamo se l’attuale aspetto derivi dai lavori sopra citati o da ulteriori opere di epoca successiva.

Sergio Sailis



Nessun commento:

Posta un commento