martedì 8 marzo 2011

TURRI (Ortacesus)

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TURRI
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Zuri, Zury, villa Turris
 
Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000

Da localizzarsi in località Bruncu de Turri a circa 2,3 km a sud ovest di Ortacesus e a 4,5 km a sud di Guasila circa 800 m. sulla destra della S.P. n. 34 Pimentel –Guasila su di una collinetta posta di fronte alla collina di Sioccu.
Anche di questa villa medioevale purtroppo non residua più alcuna traccia in quanto i lavori agricoli ed i mezzi meccanici utilizzati ne hanno devastato i resti.
Alcuni autori localizzano la villa in località Turriga in territorio di Selegas. Questa ipotesi però presenta delle criticità in quanto, come si evidenzierà di seguito, dai documenti rileviamo che Turri era confinate con Ortacesus.

Il territorio della villa confinava con quello di Guasila, Ortacesus, Sioccu.

Notizie e documenti storici:

Il primo documento attualmente noto che menziona questo centro è probabilmente la donazione di Torgotorio del 1219 nella quale viene fatto l’elenco delle ville cedute dallo stesso Torgotorio al figlio Salusio e viene erroneamente indicata come “sa villa de Zury” non attestata in altri documenti.

Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuto nel 1257-58 un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia che rivestiva altresì la carica di Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, e i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono confiscati dal comune pisano nel 1307.
A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali denominati “Composizioni”.

Nella composizione pisana del 1320-1322 così viene citata:
Villa Turri suprascripte Curatorie Tragende
pro datio suprascripte ville     lb. II
pro quodam terrale ab equo   lb. I
item grani starella       III
et ordei starella           III

Con le sue 3 libbre di moneta nonchè i 3 starelli di grano e di orzo era il villaggio della Trexenta che dava il minor gettito alle casse pisane.

Dopo la conquista dell’isola da parte degli aragonesi venne infeudata a Perico o Pere de Libià unitamente a Nuraminis S. Pietro, Borro e Moraxesus, site nella curatoria di Nuraminis, e a Gurgo de Sipollo e Sogus de Turri, site nella curatoria di Gippi.

Detta infeudazione venne annullata a seguito della pace stipulata 25 aprile 1326 tra la corona d’Aragona e Pisa per cui il villaggio venne concesso in feudo al comune toscano unitamente al resto della Trexenta ed alla Curatoria di Gippi.

Ripreso possesso dell’antico possedimento Pisa nominò propri funzionari per amministrare il feudo e nel 1359 il comune fece redigere una nuova composizione dalla quale possiamo dedurre che Turri era ormai in fase di avanzata di decadenza. Infatti così recita il testo:

“Villa Turris curatorie Tregende suprascripte cuius ville homines debent dare et solvere suprascripto Comuni pisano seu suprascripto camerario recipienti ut supra singulo anno in kalendis septembris pro eorum datio libras duas suprascripte monete incipiendo soluptionem ut supra.
Item debent dare et solvere suprascripti homines suprascripto Comuni pisano seu suprascripto camerario recipienti ut supra singulo anno in kalendis septembris starellos quatuor grani et hordei starellos quatuor ad suprascriptum starellum ita videlicet quod quilibet palator dicte ville teneatur et debeat solvere de suprascripta summa starellum unum grani et starellum unum hordei et non plus.
Unita est haec villa per dictum ser Costantinum compositorem cum maioria ville Ortaccesi quam alteri ville et etiam quia saltus dicte ville Turris est magis utilis et magis necessarius ville Ortaccesi quam alteris villis vicinis.”

Dopo circa quaranta anni dalla precedente composizione nota vediamo che il villaggio continuava ad essere il più piccolo contribuente della Trexenta con 2 libbre di moneta e 4 starelli di grano e d’orzo. A questo prelievo di aggiungeva una tantum 1 starello di grano ed 1 di orzo da parte dei “palator” ossia dei braccianti. Si nota inoltre che non esistono più i “terrale ab equo” presenti in precedenza. Il villaggio era ormai di dimensioni tanto ridotte da suggerire al compositore Ser Costantino Sardo di unire amministrativamente Turri con la confinante Ortacesus probabilmente perchè quest’ultimo era il centro più prossimo e che quindi meglio poteva sfruttarne produttivamente il territorio.
L’ultimo capoverso della composizione è interessante anche perchè ci consente di comprendere quali fossero le motivazioni per le quali venivano istituite le “majorie” ed inoltre implicitamente consente, pur con le approssimazioni del caso, di localizzare il villaggio non in località Turriga in agro di Selegas ma in quello di Ortacesus. A questo proposito giova ricordare che se la localizzazione fosse stata nella suddetta località Turriga, non ci sarebbe stata la necessaria continuità territoriale con Ortacesus per via della presenta del interposto salto di Arco ed inoltre sarebbe stato più logico accorparla con Selegas in considerazione della maggior vicinanza geografica.

La villa non viene citata nelle pur coeve raccolte di decime e censi delle diocesi sarde presenti nelle Collettorie dell’Archivio Vaticano che coprono il periodo 1341 – 1359 per quanto queste ci siano pervenute incomplete.

La villa di Turri viene citata nei conti del sale ma a questo proposito occorre evidenziare che probabilmente gli acquisti segnalati sono relativi (anche) ad altri villaggi omonimi e più in particolare Turri della Curatoria di Marmilla e Turri de Segas della Curatoria di Dolia.

Luoghi di culto:
Non sono noti edifici di culto.

Sergio Sailis

1 commento:

  1. Molto interessante! Si può ipotizzare che il villaggio sia sorto intorno ad una torre cartaginese o romana, andata distrutta nel tempo, mentre se si trattasse di una torre nuragica difficilmente sarebbero scomparse anche le pietre basali.

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